Immigration museum – Melbourne

In un paese come l’Australia, e in una regione come il Victoria, non poteva certo mancare un museo che raccontasse dei tanti che negli ultimi secoli sono immigrati verso questa terra per iniziare una nuova vita.
Il museo si trova presso lo Yarra river, a due passi dall’acquario. Per raggiungerlo si può fare una piacevole passeggiata di una decina di minuti da Federation Square, il cuore pulsante della città!
Le sale espositive sono al primo e al secondo piano di questo edificio che una volta era dedicato alla riscossione delle tasse. Diversi pannelli spiegano la storia dell’immigrazione dall’ottocento a oggi, con un graduale passaggio dall’approccio “Venite in tanti che dobbiamo popolare questo paese, ma se siete inglesi meglio e se non siete bianchi non chiedete nemmeno” alla “Selezione di profili qualificati di qualsiasi etnia, basta tu sia molto bravo e competente”. Sono suggestive le tariffe scontate per attrarre braccianti e donne sole e alcuni del primi manifesti: un esempio per tutti, l’immagine di un bimbo piccolo e la scritta “Mamma, prepara un futuro felice per il tuo bambino! Vieni in Australia!” Un po’ meno interessanti gli oggetti raccolti in sala, in alcuni casi molto recenti.
Si passa poi a quella che è la parte a mio avviso più bella, la ricostruzione degli ambienti in cui viaggiavano gli immigrati più fortunati, quelli che non scappavano da guerre in corso su barconi come quelli di cui purtroppo sentiamo ancora spesso parlare. I primi viaggi duravano circa 3 mesi, ridotti a uno negli anni ’50 e ’60 e alle attuali 24 ore circa grazie all’uso di massa dell’aereo. Possiamo sperimentare da vicino le condizioni in cui viaggiavano questi nostri antenati, grazie alla sezione interattiva che ci permette perfino di sdraiarci sui “loro” letti.
Da qui in avanti il museo si fa meno stimolante, c’è una piccola sezione dedicata ai dolci dei diversi paesi – lasciamo anche una ricetta sulla bacheca – e una sala che cerca di dare un’idea delle diversità culturali dei migranti, con scarso successo a mio avviso. Infine, carina l’esposizione fotografica temporanea Leaving Dublin (fino al 25 agosto 2013), dedicata ai tanti migranti irlandesi che negli ultimi anni hanno lasciato il loro paese.
Nel complesso il museo è interessante, ci si passa una buona ora e mezza senza rendersene conto anche grazie alla diffusa interattività. Niente di eccezionale però, e sicuramente non paragonabile a Ellis Island a New York.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *